Michele Scotti

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lunedì, novembre 24

È freddo. Piove. C'è vento.
Oggi ho preso l'autobus. Son salito. Mi son seduto. Ho tirato fuori la mia macchina ed il mio libro.
Ho fotografato mozziconi di sigarette, foglie, gocce, istanti di vite di persone che mai sapranno che potrò vederle quando ne avrò voglia e che mai si sono accorte della mia presenza, alberi...
"Le vite sono tronchi, le possibilità sono rami. Guardali quei rami. Sembrano strade. Ci sono così tante persone che sono rettilinei. Così tante persone che fanno di tutto per non accorgersi delle curve. Poi ci sono, invece, persone fatte di curve, che non arrivano mai. Ma almeno, loro, provano a svoltare."
Dopo poco sale una ragazza. Ben vestita, graziosa. La riconosco.
Con lei abbiam passato quelche "bel momento" insieme tempo fa.
È molto più grande. Abbiamo vite parallele. Non ha progetti ne un cazzo di niente per la testa.
So solo che studia psicologia all'università qui a Roma. Mi guarda, mi riconosce.
Aspetta cenni d'intesa, saluti nascosti, sorrisi. Non la guardo. Piuttosto leggo il mio libro ora.
Si siede ed è praticamente con lo sguardo rivolto verso di me ma a circa quindici metri di distanza.
Continua a guardarmi, a sperare vanamente in un gesto da parte mia. Il mio sguardo cade su di lei a sbalzi regolari di due pagine. Riesco a leggere nei suoi pensieri.
Si chiede cosa mai avrò fatto della mia vita e nella mia vita per essermi trasformato in quel che lei vede di così diverso e così lontano da quello che ero stato.
Continuo a leggere.
"Poi ho pensato che le vite non sono solo quello che ci passa davanti agli occhi. Che non sappiamo fino in fondo cosa c'è dietro un cambiamento, nè perchè una persona decide in qualche modo di curvare".
Penso a me, alla mia vita. A mio padre...

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